La formazione oggi richiede sempre più capacità di coinvolgimento e praticità.
Siamo entrati ormai nell’era della complessità e questo porta con sé un diverso modo di usufruire e prepararsi nel mondo del lavoro.
Ci sono infatti molti corsi belli e fatti bene ma questo non basta. Bisogna anche potersi allenare e servono i laboratori.
E’ per questo che la formazione esperienziale è sicuramente una metodologia indispensabile oggi per poter sperimentare le nuove conoscenze e spesso viene accompagnata dal gioco. Si, proprio così. Il gioco.
Il gioco e la metafora sono strumenti atti a riempire la parte di esperienza attraverso dei meccanismi utili all’uomo per apprendere.
Basti pensare che circa l’80% delle azioni che compiamo tutti i giorni sono state apprese nei primi tre anni di vita, e lo abbiamo fatto proprio giocando e sperimentando.
Il gioco di per sé ha due grandi ingredienti: il Ludus, le regole del gioco, (ad esempio il gioco degli scacchi è un gioco con molte regole per ciascun pezzo), e la Paidia, divertimento e gioia (un buon esempio, e torniamo bambini, è quando si corre all’impazzata senza regole e si inizia a ridere ed essere felici).
Ora a questi due ingredienti base che esistono in tutti i tipi di gioco si associano altre 4 caratteristiche tipiche del gioco :
- L’ Alea, la fortuna
- L’ Agon, il competere per vincere
- La Mimicry, facciamo che io ero, teatro
- L’Ilinx, la perdita dell’equilibrio
Queste caratteristiche sono associabili al comportamento umano e quindi alla sua capacità di apprendere.
Perché quindi usare il gioco nella formazione ?
“Tra le qualifiche applicabili al gioco, nominammo quella di tensione. Quest’elemento di ansiosa aspettativa occupa anzi un posto assai particolare e importante. Tensione, sospensione significa incertezza, possibilità di una buona o di una cattiva riuscita. V’è un’aspirazione a distendersi. Qualcosa deve «riuscire», con un certo sforzo.” (Johan Huizinga)
Si può quindi pensare che giocare sia ingaggiante ma soprattutto il gioco porta due caratteristiche molto interessanti, la prima toglie un po' la paura di sbagliare perché come tutti sanno nel gioco si può anche perdere ma poi si ricomincia; l’altro toglie le barriere gerarchiche perché se stai giocando agli indiani e devi accendere un fuoco nel bosco non c’è distinzione di ruolo aziendale ma di capacità. Quindi attraverso l’uso del gioco si possono creare vere e proprie palestre reale o virtuali che consentono una sperimentazione con il sorriso.
Come ci insegna la metodologia del Met@forming di M.A.Donadoni è possibile creare situazioni o mondi fantastici e giocosi che siano inesplorati e nuovi ma che in realtà ricalchino attraverso la metafora le situazioni che si vogliono prevedere o allenare.
Per gioco intendiamo sia le efficaci attività gioco dette anche small-technique della durata di circa 20 minuti che molti usano e conoscono, sia l’uso della metafora e della costruzione di un gioco per creare una storia e un percorso che dia il concetto di complessità.
Ognuno puo’ sviluppare con il proprio team vari aspetti ludici che possono considerarsi utili, qui alcuni esempi :
- Il gioco di ruolo come sperimentazione delle proprie attitudini soft-skills in ambienti sconosciuti e nuovi .
- I giochi da tavolo strategici come sfida di gruppo, ad esempio le carte delle probabilità che cambiano lo stato delle cose.
- Giochi classici e i loro simboli per creare piani di sviluppo o per spiegare i propri obiettivi al team (gioco dell’oca)
Attraverso le regole e le situazioni che puoi incontrare è possibile quindi ricreare situazioni immersive e complete così da poter sperimentare i vari comportamenti e reazioni in modo dinamico e olistico proprio come capita nella realtà. Basta questo tipo di attività? Certamente no, serve anche un continuo allenamento in azienda con percorsi strutturati e con continui richiami, ma il gioco consente di aprire, alle discussioni sulle modalità di lavoro in un’atmosfera più libera e di esplorazione. Il de-briefing serve come messa a terra o ritorno alla realtà, per tradurre l’esperienza ludica nel quotidiano lavorativo e rendere queste esperienze un’opportunità di crescita collettiva.
Creare quindi dei Giochi o delle Metafore diventa quindi all’interno dell’aula un momento di allenamento collettivo, un modo per immaginarsi in un mondo diverso dall’era di grandi cambiamenti come quella in cui viviamo adesso. Oggi più che mai diventa importante allenarsi per il futuro senza sapere bene cosa succederà, sapendo che l’esercizio rilevante è avere nel proprio bagaglio gli strumenti e le risorse per affrontare le nuove sfide che possiamo vincere solo come persone antifragili cioè atte ad adattarsi velocemente ai cambiamenti come protagonisti di una storia o di un racconto eroico.
Il gioco quindi diventa uno strumento molto vario e adattivo, con la possibilità di esplorare mondi o situazioni totalmente nuove così da abituare il nostro cervello e il nostro corpo a scoprire ed esplorare nuove forme di collaborazione e interazione relazionale. Un percorso tra razionalità, divertimento e casualità, per imparare a navigare la complessità che ci aspetta e potenziare il pensiero immaginativo.
Concludendo questa riflessione rispondo a qualche dubbio lecito, giocare è qualcosa di divertente e questo è attivante ma è anche serio . Avete mai visto dei bambini o degli adulti giocare in modo poco serio , per cui come amiamo dire “essere seri non significa essere seriosi” ?
Buon gioco a tutti !