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La pervasività del digitale

2022-09-07 08:31

Luigi Poto

Blog,

La pervasività del digitale

Quanti film di fantascienza abbiamo visto in cui, in un futuro non molto lontano, macchine evolute controllano tutto?Molti scenari che ci sembravano lontani

Quanti film di fantascienza abbiamo visto in cui, in un futuro non molto lontano, macchine evolute controllano tutto?

 

Molti scenari che ci sembravano lontanissimi iniziano ad essere più vicini e realistici di quello che pensavamo e ci rendiamo conto che è non solo frutto della penna di un talentuoso/a autore o autrice.

 

Questa domanda, ci permette di volgere lo sguardo ad oggi per fare un’analisi di realtà approfondita, con occhi oggettivi, su come la rivoluzione digitale sta cambiando il nostro modo di funzionare e i nostri comportamenti. 

Molto del nostro lavoro era già prima al computer e oggi anche a distanza. Gli incontri faccia a faccia si sono ridotti notevolmente, gli spazi delle nostre vite sono cambiati, le geografie dei rapporti e così, di conseguenza le nostre emozioni ed il nostro benessere.

 

Inevitabilmente il nostro cervello ne è influenzato, è condizionato dal modo in cui lo usiamo, dagli strumenti che utilizziamo, dalle interazioni sociali, dalla frequenza delle stesse e molto altro. Non è sbagliato aspettarsi che l'uso intensivo degli strumenti digitali cambierà e, forse sta già cambiando, il cervello umano grazie ai quei processi di plasticità neuronale che ci aiutano ad adattarci e rispondere alle situazioni. Quello che non è ancora chiaro è come le nuove tecnologie cambieranno l'elaborazione delle emozioni.

Sembra oggi evidente, anche a valle della pandemia, che i media digitali hanno un impatto sul benessere psicologico umano, sulle attività cognitive e sulle nostre prestazioni; questo dipende dal tempo totale passato davanti allo schermo, dalla riduzione delle interazioni in presenza, che di danno una ricarica emotiva, e da ciò che le persone effettivamente fanno on line (Reeves et al., 2020). Guardare costantemente lo smartphone è diventata un’abitudine per molte persone, costantemente alla ricerca dell’ultima news, dell’ultimo post, dell’ultimo aggiornamento di cronaca che ci aggancia emotivamente e ci fa “trasferire” sul lavoro, e sugli altri ambiti della nostra vita, emozioni spiacevoli che condizionano il nostro modo di funzionare.

 

Il digitale oggi

L’uso di media digitali, smartphone, tablet, pc, smartwatch, Internet, giochi on line, le app, i social…hanno rivoluzionato le società ed il nostro modo di entrare in relazione. Le stime indicano che il 20% di tutti gli adulti è online più di 40 ore a settimana. Gli strumenti digitali, soprattutto Internet, sono diventati aspetti importanti della nostra vita. Circa il 95% delle persone di età compresa tra i 16 ed i 24 anni possiede uno smartphone e lo controlla in media ogni 12 minuti. Quasi 4,57 miliardi di persone nel mondo hanno accesso a Internet (http://www.internetworldstats.com/stats.htm). La velocità del cambiamento è sorprendente, con un aumento esponenziale nell'ultimo decennio ed ancora più veloce negli ultimi due anni. 

Per tale motivo si può sostenere che i media digitali sono divenuti aspetti centrali della nostra vita moderna, lavorativa e non.

 

Come e quali possibili costi e/o benefici per noi?

Quali impatti ha sul nostro cervello e la nostra mente?

 

Nativi digitali e Immigrati digitali

Riprendo una distinzione, che è linguistica e sostanziale allo stesso tempo, che ci permette di comprendere come i devices digitali condizionano le persone in funzione dell’età: nativi digitali e immigrati digitali.

I nativi digitali sono pervasi dalle tecnologie e, conseguentemente, il loro modo di apprendere e di funzionare nella vita di tutti i giorni, si caratterizza per gli strumenti che hanno a disposizione; essi preferiscono fruire le informazioni velocemente e hanno uno spiccato orientamento al lavorare insieme, sempre connessi. Ma questa rivoluzione ha riguardato anche i cosiddetti “Immigrati digitali” coloro che non appartengono alla generazione digitale, ma ne sono affascinati e hanno appreso l’uso dei diversi strumenti, oppure sono stati costretti a subirne il cambiamento. Per i primi sarà imprescindibile l’interattività, la flessibilità e la portabilità degli strumenti, Per i secondi sarà difficile lasciar andare la loro impostazione di partenza, il loro “accento” come spesso accade per gli immigrati che imparano una nuova lingua (Cantone 2004), generando una maggior fatica nell'apprendere l’uso e nell’adottare schemi di lavoro differenti.

 

Il digitale delinea una società Screen Generation o Finger Generation (Rivoltella, 2006) dominata dall’uso dello sguardo e dalla digitazione. Le persone tendono a portare sullo schermo i propri processi mentali e le proprie emozioni, compiendo più operazioni in maniera simultanea, determinando la coesistenza di differenti attività cognitive e generando il noto fenomeno del multitasking.

Si delinea una modalità di “fare” frammentaria e segmentata in cui prevale l’interattività, la possibilità di agire su più piattaforme simultaneamente, più interazioni in contemporanea e la possibilità di personalizzare ogni singolo aspetto dell’essere on line. 

 

L'introduzione delle nuove tecnologie consente, anche, di coniugare differenti potenzialità da quelle comunicative e formative a quelle espressive tipiche dei linguaggi creativi adottati dai media. In tal senso, esse devono essere intese come facilitatori e mediatori di apprendimento che stimolano e sostengono.

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Media digitali e invecchiamento

L’effetto dell’utilizzo dei media digitali cambia in funzione dell’età. In uno studio (Kuhn e colleghi, 2018) sono stati utilizzati i media digitali con delle persone anziane e si è osservata una maggiore capacità di attenzione attraverso l'uso di giochi per computer il cui obiettivo era allenare l'inibizione della risposta. Questi effetti, secondo gli studiosi sono mediati da processi di plasticità, e dipendono dal tempo impiegato per svolgere l'attività di allenamento: i risultati migliorano in correlazione lineare con il tempo di allenamento.

Nel complesso, si può riassumere che gli strumenti digitali sono un possibile strumento per allenare il cervello nelle persone con età superiore ai 65 anni di età e che i programmi di allenamento del cervello possono aiutare a promuovere un sano invecchiamento cognitivo.


La tecnologia , senza dubbio, ci aiuta in moltissimi campi della vita molto ed è preziosa, soprattutto in un’ottica di smartworking e di ridisegno delle abitudini di vita. Dobbiamo quindi imparare a gestire il nostro rapporto con la tecnologia, fissando un perimetro, modi e tempi in cui la utilizziamo nell'arco della nostra giornata.