Abbiamo parlato in più di un articolo di come il corpo nel qui e ora permetta un apprendimento esperienziale che arriva poi alla mente e al cuore.
Il corpo è saggio: quante volte ci capita di dire che “sentiamo cosa ci fa bene e cosa no” semplicemente ascoltando il nostro corpo. Ma questa saggezza non si esaurisce alla parte fisica: il corpo sa come stiamo vivendo la nostra vita, cosa ci ha ferito, cosa ci ha permesso di guarire, quale decisione potremmo prendere per stare bene. Il nostro corpo è sempre nel momento presente, sempre qui.
La nostra mente può fare un sacco di cose, ricordare momenti del passato, immaginare qualsiasi futuro (in modo veloce ed immediato) ma passato e futuro non sono i luoghi del cambiamento. Per cambiare dobbiamo stare qui, nel presente. Per questo il corpo è un ottimo alleato nel cambiamento e dunque nei processi di apprendimento.
Molte sono le pratiche esperienziali che possono essere fatte: partiamo dalla mindfulness e dalla bioenergetica fino ad arrivare a tutte le metafore sportive e di performance; orienteering, ultimate frisbee, circo, arrampicata, outdoor e musical.
Ci piace oggi parlare di Flamenco, un genere di ballo molto noto ma spesso ritenuto “troppo complesso” per poterne apprendere i passi nell’arco di neanche una giornata in team. E, come tutte le danze, in effetti è così. Quello che si può imparare in una giornata (o anche meno) è qualche passo da unire in una coreografia, apprendendo molto altro da questa esperienza.
Il flamenco attiva le energie e libera le emozioni, generando un circolo virtuoso di benessere. Questo ballo trova nella percussione dei piedi, nelle sue pose e nella sua gestualità, elementi di empowerment che restano nella memoria corporea, integrandosi nell’ approccio alla quotidianità.
Lavorare su autoconsapevolezza, flessibilità e autostima è la chiave dell’empowerment. Il flamenco ci aiuta in tal senso grazie alle sue peculiarità:
- la postura eretta e l’allineamento del corpo lungo un asse verticale ci fanno sentire più sicuri e centrati.
- Il battito dei piedi ci permette di farci sentire assertivamente, di esprimere tutte le nostre sensazioni (rabbia, gioia, sensualità, civetteria, dolore…) senza censure né giudizio.
- Il ritmo, elemento essenziale di questa danza, è attivante, ci permette di far rumore, di scaricare a terra, di liberare emozioni.
- la posizione di gomiti, spalle, sterno, mento, la “mirada flamenca”, sono tutti elementi che contribuiscono alla scoperta e alla conferma della nostra autoconsapevolezza e del nostro potere interiore
Il flamenco è inclusivo: non richiede nessun physique du rôle, non ha colore, né sesso, né età; danzarlo insieme significa condividere un’esperienza piacevole e creare, rafforzare legami, esaltando le capacità ed integrando i limiti del singolo. In una attività flamenca di team building si utilizza la metafora del «corpo di ballo», in cui tutti, con il loro impegno e le loro peculiarità, contribuiscono al risultato finale: senza anche solo un singolo membro del gruppo, la coreografia non risulterebbe la stessa.
I passi (perdonateci il gioco di parole!) per arrivare al gran finale prevedono un riscaldamento iniziale che permette la conoscenza del gruppo: fondamentale perché il ballo richiede di abbassare le proprie resistenze verso se stessi e verso il team. Successivamente viene fatta una breve introduzione al flamenco e alle sue specifiche caratteristiche, per passare poi alla spiegazione ed esecuzione di un «palo» (stile musicale) flamenco, passo a passo, sotto la guida di una danzatrice e coreografa professionista. Dopo che i ballerini per un giorno (o anche meno, a seconda delle esigenze organizzative) si sono allenati, arriva il gran Finale con esecuzione corale del ballo!
Durante questa attività i partecipanti vengono indirizzati verso riflessioni su tematiche quali:
- l’assunzione di responsabilità individuale per raggiungere un obiettivo comune: questa assunzione passa attraverso la consapevolezza del proprio corpo, della fatica che sta facendo, del piacere che sta provando.
- superamento o accettazione dei limiti, propri e altrui: la consapevolezza significa anche sospendere il giudizio. Stare in quello che il corpo ci permette e accettare quello che gli altri corpi riescono a fare. Significa allenarsi all’ascolto profondo, alla pazienza che richiede il nostro corpo. Infatti, la nostra mente veloce ci permette immaginando di fare molto (tutto?). Il nostro corpo ci insegna invece che per cambiare una postura o un movimento, l’apprendimento avviene per piccoli avvicinamenti all’obiettivo.
- l’espressione, il riconoscimento e l’importanza delle emozioni: il nostro corpo vive le emozioni e ce le rende visibili. Una tensione, un blocco, le guance che si arrossano. Cosa mi stanno dicendo? E in un gioco di “come se” (Wiseman e James insegnano), come starei, come danzerei, se stessi vivendo passione e gioia?
La consapevolezza è una delle qualità essenziali per lo sviluppo di una leadership efficace. Il flamenco ha in sé specifiche caratteristiche che aiutano il corpo, e di conseguenza la mente, ad acquisire consapevolezza, autoefficacia e autodeterminazione, per far emergere risorse latenti e far sì che possiamo appropriarci consapevolmente del nostro potenziale.
Quando arriviamo a conoscerci profondamente, sappiamo cosa può metterci in crisi e farci sbagliare in certi contesti, di conseguenza possiamo meglio adattarci alle difficoltà, diventando più flessibili e capaci di cambiare strategia di fronte agli imprevisti.
- comunicazione: la danza è comunicazione senza parole, fatta di contenuto (i passi) e di relazione (come li interpreto). Ballare in gruppo significa ascoltare il corpo, captare i segnali altrui, creare sintonia, adattarsi all’altro, calibrare e ricalcare lo stile comunicativo altrui e negoziare nel movimento affinché il risultato sia armonico
- creatività e problem solving: la danza facilita e sviluppa la creatività, allena la capacità di improvvisazione di fronte ad un obiettivo inaspettato, ci insegna a dividere una struttura apparentemente complessa in tanti piccoli passi per affrontarli uno alla volta in vista dell’obiettivo finale, finchè l’impossibile diventa possibile.
Crediamo che questa metafora sia nuova (e quindi sorprendente per i partecipanti perché “mai vista”) e allo stesso tempo estremamente efficace. Quindi la prossima volta che vedi il tuo team stanco, metti su un po di musica e… Flamenco.